lunedì 5 luglio 2010

I vaccini, la popolazione a rischio e il rischio dei vaccini.

La scorsa stagione autunnale si è caratterizzata per l’allerta mondiale lanciato dall’OMS in vista dell’arrivo della pandemia generata dal virus H1N1, nota come influenza A (cancellato da qualche tempo il riferimento ai poveri maiali che l’hanno presa pure loro, ma non erano più il principale veicolo di contagio da quando il virus era mutato per favorire la trasmissione da uomo a uomo). Le procedure di emergenza OMS, seguite dai principali paesi occidentali, prevedevano a grandi linee che, una volta disponibile il vaccino, esso fosse somministrato in via prioritaria al personale medico e sanitario, e a quello preposto a servizi essenziali, poi alla popolazione a rischio per patologie gravi, in seguito agli anziani over 65 e così via. Non era pertanto possibile acquistarsi il vaccino per proprio conto e farselo somministrare da chiunque, posto tra l’altro che lo stesso vaccino presentava una sfilza pressoché sterminata di effetti collaterali e controindicazioni. A un certo punto si parlava persino di un componente cancerogeno, che alla fine è risultato essere innocuo e comunque non presente nella versione del vaccino scelta dal Ministero per la Salute. Durante la distribuzione del vaccino al personale sanitario fioccavano le chiamate alle ASL, ai medici di famiglia, ai Comuni, agli amici degli amici, al fine di garantirsi una di quelle fialette che apparivano quasi un salvavita riservato a pochi privilegiati. Salvo che poi questi privilegiati pare abbiano fatto i salti mortali per scansare la vaccinazione. Pare, infatti, che solo una percentuale irrisoria di medici e infermieri si sia fatta vaccinare, non si sa se perché troppo impegnati a lavorare in reparto (la mancanza di personale è ormai cronica nei nostri ospedali) o se, invece, convinti quest’influenza non fosse poi così pericolosa (almeno per loro, in maggioranza sani) e che non valesse la pena vaccinarsi, magari fatto un rapido confronto costi (dati dagli effetti collaterali) e benefici. Nel frattempo però il tempo si sa vola, e con lui il virus, che si era diffuso molto rapidamente nonostante tutte le raccomandazioni di lavaggio mani che fioccavano ovunque. Insomma, mentre il vaccino passava di mano in mano, di clinica in clinica, di ospedale in ospedale; e mentre anche il personale amministrativo degli ospedali, che spesso non ha alcun contatto con i malati, poteva accedere al mitico anti-virus:, e mentre alcuni addetti ai lavori confessavano candidamente di non essersi vaccinati per niente, anche nelle alte sfere, insomma, mentre questo panorama poco consolante andava in onda ai Tiggì, forse qualche malato grave non ha fatto in tempo a farsi vaccinare e tra di loro alcuni ci hanno rimesso la vita. Si è giunti al paradosso che quando anziani over-65 e malati di varie patologie sono stati finalmente chiamati a farsi vaccinare, molti hanno risposto di no, non per mancanza di fede nelle qualità del vaccino ma semplicemente perché … loro l’influenza l’avevano già fatta! Dopo quasi un anno sui giornali compare infine il conto economico dei vaccini inutilizzati, ma si sa, non si può badare a spese se è in gioco la nostra salute. Saluti dalla Luna (dove non si prende la tv). Bocciboo.

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